I genocidi degli altri

I genocidi degli altri.
Tonino 27 gennaio 2015.
“La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria“, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei …” Diciamo: tutto qui? E gli altri ? Perché non ricordare meglio anche chi ha compiuto e compie ancora oggi queste nefandezze ? Giusto per non dimenticare il tutto.
Dobbiamo intanto partire dalla fine dell’800 e l’inizio del ‘900 ad oggi. Questo non è un articolo, è solo un elenco che si può trovare facilmente in modo più completo su vari siti internet. E’ un sunto per non dimenticare, non solo le vittime, ma soprattutto anche i carnefici.
Tra i genocidi compiuti dagli Usa prima della Seconda guerra mondiale vogliamo citare solo i due che ci sembrano più significativi: lo sterminio dei nativi americani (gli “indiani”) e il massacro del popolo filippino. Tralasciamo, invece, la Guerra di secessione anche se, a detta degli storici, è stata la guerra civile più sanguinosa della storia umana. Una stima onnicomprensiva dei civili morti: 90 milioni. Nel 1860 si contavano negli Stati Uniti ancora 4 milioni di schiavi. Gli schiavi non morivano solo in schiavitù, ma anche di schiavitù. 2 milioni morirono di stenti o di maltrattamenti, durante il loro trasferimento o durante la loro prigionia. Inoltre in quest’ultimo secolo, fino ad oggi, gli Usa, con gli amici inglesi, sono responsabili di enormi massacri di civili tra guerre di occupazione, o se vogliamo ancora crederci di esportazione della democrazia, di blocchi economici tendenti a ridurre alla fame popolazioni intere sul globo perché “non allineate” a farsi sfruttare, e di sostegno alle dittature sanguinarie, anche neofasciste o neonaziste, purché affini ai loro interessi.
Gli Armeni. Tra il 1915 e il 1916, i Giovani Turchi, ufficiali nazionalisti dell’Impero ottomano, ordinarono vasti massacri contro la popolazione armena. Le successive deportazioni di massa e l’eliminazione fisica degli Armeni portarono il numero delle vittime a un milione e mezzo circa, il 75% del totale della popolazione. Solo 20 Paesi al mondo, tra cui l’Italia, hanno riconosciuto ufficialmente come genocidio questi massacri.
Gli Ucraini. Due decenni più tardi toccò alla popolazione ucraina. Il genocidio fu messo in pratica attraverso modalità diverse rispetto a quello armeno: tra il 1923 e il 1933, Stalin lasciò morire di fame circa sette milioni di persone. E’ chiamato per questo Holodomor, (uccisione per fame).
Le deportazioni nei gulag e in Siberia di milioni di persone, l’uccisione di milioni di prigionieri politici durante il regime di Stalin non rientrano nella definizione ufficiale di genocidio anche se la cifra azzardata parla di più di 10 milioni di individui. Altri 20 milioni di russi vennero eliminati dall’esercito tedesco nella sua avanzata e ritirata della seconda guerra mondiale. Alcuni responsabili russi neonazisti ebbero a dire ultimamente che l’Olocausto di 5,2 milioni di ebrei era una “bazzecola” in confronto a quello subìto dal loro paese.
L’Olocausto globale. Tra il 1933 e il 1945 fu avviato lo sterminio del popolo ebraico in Europa; le vittime sono calcolate in circa 5,2 milioni di persone, gran parte delle quali morta nei campi di sterminio. A queste si aggiungono dai 7 ai 14 milioni di vittime tra i rom e i sinti, i comunisti, gli omosessuali, i malati di mente, i neri, gli slavi, i polacchi. Gruppi definiti Untermenschen, “sottopersone”.
Lo stesso ragionamento di non considerare genocidio le questioni politiche (ONU. 1946) vale anche per i circa 45 milioni di cinesi caduti sotto il regime di Mao tra il ‘Grande salto in avanti’, le purghe, la Rivoluzione culturale e i campi di lavoro forzato, dal 1949 al 1975.
Indonesia. Meno conosciuto è il genocidio indonesiano portato a termine tra il 1965 e il 1967, per opera del generale Suharto, salito al potere con il sostegno degli Stati Uniti, uccise quasi un milione di connazionali comunisti (la maggior parte contadini poveri).
In Cambogia, tra il 1975 ed il 1979 i khmer rossi, movimento rivoluzionario fondato da Pol Pot, sostenuti e armati dalla Cina, fecero morire circa 2 milioni di persone, (su una popolazione di 7,7 milioni di abitanti) sfinite da un lavoro massacrante, dalle malattie e dalla fame, in nome di una non meglio precisata rieducazione.
I Curdi. A partire dal 1975, dopo l’accordo di Algeri, nel silenzio dei media e nell’indifferenza delle nazioni, il governo irakeno avvia un programma genocidario di trasferimento della popolazione. È tra il 1987 e il 1988 però che la violenza del regime di Saddam Hussein in Iraq si rivolse con particolare ferocia contro i curdi, provocando, tra l’altro, il massacro di Halabja, considerata città martire. Un organismo delle Nazioni Unite ha stimato nel 1998 in un milione di morti, tra cui 560 mila bambini, gli iracheni morti a causa dell’embargo internazionale e della politica di Saddam Hussein. A volte ne fa più l’embargo (deciso sempre dagli stessi paesi assassini) che le bombe. Circa 1 milione di civili sono stati massacrati “per sbaglio” dalle truppe americane occupanti il paese.
Ruanda. Nel 1994, oltre 800 mila civili ruandesi furono uccise nel conflitto scoppiato tra gli estremisti di etnia hutu e tutsi; un’analoga cifra è stimata per le vittime del vicino Burundi. Le persone furono massacrate sistematicamente a colpi di armi da fuoco, macete e bastoni chiodati.
Bosnia Erzegovina. Fra il 12 e il 18 luglio 1995 venne perpetrato il massacro di Srebrenica, una delle atrocità della guerra dei Balcani, che costò la vita a oltre 8 mila persone secondo le cifre ufficiali, mentre secondo altre fonti locali gli scomparsi sarebbero stati più di 10 mila. Vi furono al totale 110.000 vittime.
Nigeria. La guerra civile scoppiò nel 1967, a seguito delle pressioni indipendentiste del popolo Igbo che aveva proclamato la Repubblica del Biafra nella zona sudorientale del Paese. La risposta del governo nigeriano a questa dichiarazione non si fece attendere: nel Biafra si trovano infatti i quattro quinti del petrolio nigeriano. Nel corso del conflitto, conclusosi nel 1970 a favore della Nigeria, si calcola che siano morte all’incirca due milioni di persone, soprattutto a causa di fame e malattie e tre milioni circa furono i profughi in fuga dalla zona. Tutte le infrastrutture delle regioni Igbo furono completamente distrutte e la popolazione alla fame.
Darfur. La guerra civile in Darfur, nell’ovest del Sudan, scoppiata nel 2003, è conosciuta come “genocidio del Darfur” e provocò, secondo i dati dell’Onu, circa 400 mila morti e oltre 2 milioni di profughi.
Genocidio in Palestina da parte delle truppe occupanti israeliane. La Striscia di Gaza è un Lager a cielo aperto, dove gli abitanti sono “puniti”, dal ribellarsi all’occupazione, con bombardamenti ed esecuzioni sistematiche. E’ un lager gratis, ben recintato, e dove la popolazione prigioniera, (anche qui vi sono donne e bambini) non costa nulla perché tenuta a trovarsi il mangiare e ad organizzarsi da sola per sopravvivere. Chi ha avuto il proprio dramma lo commette su altri, con il proprio oblio che altri invece devono ricordare. Possibilmente solo il loro.
Come non ritenere luogo fisico di genocidio quel braccio di mare detto Canale di Sicilia, dove decine di migliaia di persone sono morte, muoiono e moriranno per sfuggire a fame, guerre, miseria? Vi sono dei responsabili?
Non esistono dati certi sulle vittime dei genocidi e delle pulizie etniche compiute in Liberia, Sierra Leone, Angola, Congo, Libano, Cile, Argentina, Vietnam, Corea del Nord, Cecenia, Sri Lanka, Haiti, Tibet. …
Quello che risulta veramente è la ferocia dell’uomo sull’uomo, il diritto e la ragione del più forte, del più armato. Una tragedia e una pena senza sosta per l’umanità intera.

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